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L’Islam e la donna

Pubblichiamo una recensione che ci è pervenuta da una ragazza  presente all’incontro “Islam e la Donna. Il pregiudizio colpisce ancora”, organizzata e promossa dall’Associazione Eur-eka lo scorso 22 gennaio presso la Sala del Baraccano.

Prima di lasciarvi però alla lettura delle osservazioni che Elisabetta Lannes ci ha inviato, cogliendo l’occasione per  ringraziarla per la partecipazione dedicata all’evento, vorremo proporre alcune nostre considerazioni.

L’incontro è stato pensato con l’intenzione di far conoscere alla cittadinanza bolognese una realtà civile e religiosa, qual è quella della donna islamica, in maniera il più possibile aderente alla realtà storica e religiosa, e cioè sia ricorrendo alle fonti religiose islamiche e alle fonti giuridiche iraniane e sia riportando le testimonianze di chi, come Silvia Carmagnini, vive la sua condizione di donna musulmana nella società italiana.

Fra i motivi che ci hanno spinto ad invitare la dottoressa Fariba Aslavand,  la dottoressa Seyedeh Sedighe Hejazi e Silvia Kawthar Carmagnini, c’è  però anche quello di denunciare la campagna islamofoba messa in atto dalla macchina propagandista della società occidentale. Una società che vede sé stessa come il fine ultimo e l’espressione del migliore dei mondi possibili, cui tutto il mondo sarebbe destinato.

Siccome contestiamo che il destino ineluttabile di tutta l’umanità debba essere quello incarnato dalla civiltà occidentale, crediamo fuori luogo definire “inaccettabile”  e “disonesto” come fa la Lannes, un sistema legislativo iraniano solo perché disciplina la materia dei rapporti civili, in maniera diversa da quella vigente nelle nostre società. E nel farlo vogliamo sottolineare ancora una volta la nostra prospettiva laica e plurale.

Se però questa nostra visione può essere criticata, meno discutibile è il principio del diritto internazionale all’autodeterminazione dei popoli che è espresso dall’art 1, paragrafo 2 dello Statuto delle Nazioni Unite e che elenca fra i suoi fini quello di “Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale”.

Una norma che inderogabilmente tutela il diritto sovrano di ogni popolo di decidere del proprio destino senza pressioni esterne, ma che non sembra valida per tutti, come la recente guerra mossa    unilateralmente alla Libia da USA, Inghilterra e Francia, con l’infelice collaborazione dell’Italia, dimostra chiaramente.

Di fronte ad eventi di questa portata che vedono interi popoli soggetti alle mire colonialiste delle potenze atlantiche, ci sembra molto più urgente denunciare le azioni strumentali di propaganda, come la condizione della donna, volte a creare quel consenso necessario a muovere guerra a intere nazioni e destabilizzare intere aree geografiche.

La questione della donna nell’Islam invece, per la delicatezza sociale e culturale che essa comporta, nè può essere liquidata con le becere semplificazione anti-islamiche , né tanto meno giudicata in via definitiva,  interpretandola dal piedistallo e con la sola griglia dei nostri valori.

Una comprensione autentica  della questione femminile nell’Islam passa inevitabilmente per un avvicinamento rispettoso, che  tenga nel giusto conto le tradizioni e le peculiarità delle reciproche culture.

Parlare di diritti e doveri della donna da esportare nel mondo, rischia di diventare un gioco pericoloso al quale ci sottraiamo volentieri.

ECCO LA RECENSIONE DELL’INCONTRO: Recensione l’Islam e la donna