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“LA RESURREZIONE DEGLI ARABI”. IL VERO VOLTO DELLE PRIMAVERE ARABE: evento a Bologna

12 Maggio 2014 Commenti disabilitati

“LA RESURREZIONE DEGLI ARABI”. IL VERO VOLTO DELLE PRIMAVERE ARABE

SABATO 17 MAGGIO ORE 17.30 a Bologna, in VIA SILVIO PELLICO 4/B

Analisi geopolitica ed approfondimento della situazione attuale mediorientale.

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Interverranno:

  •  Alessandro Iacobellis, esperto in geopolitica ed autore dell’introduzione del libro “La resurrezione degli arabi” di Michel Aflaq – Anteo Edizioni

 

  • Alì Reza Jalali, esperto in relazioni internazionali ed autore del libro “Giustizia e Spiritualità. Il pensiero politico di Mahmoud Ahmadinejad” – Anteo Edizioni

 

  • Manuel Zanarini, gruppo culturale “Virtute e Canoscenza

 

La conferenza si svolgerà presso l’ “Osteria del Borgo”, in via Silvio Pellico 4/B

L’evento è organizzato dal gruppo culturale “Virtute e Canoscenza

Link: http://alirezajalali.altervista.org/blog/la-resurrezione-degli-arabi-il-vero-volto-delle-primavere-arabe-evento-a-bologna/

L’Islam e la donna

Pubblichiamo una recensione che ci è pervenuta da una ragazza  presente all’incontro “Islam e la Donna. Il pregiudizio colpisce ancora”, organizzata e promossa dall’Associazione Eur-eka lo scorso 22 gennaio presso la Sala del Baraccano.

Prima di lasciarvi però alla lettura delle osservazioni che Elisabetta Lannes ci ha inviato, cogliendo l’occasione per  ringraziarla per la partecipazione dedicata all’evento, vorremo proporre alcune nostre considerazioni.

L’incontro è stato pensato con l’intenzione di far conoscere alla cittadinanza bolognese una realtà civile e religiosa, qual è quella della donna islamica, in maniera il più possibile aderente alla realtà storica e religiosa, e cioè sia ricorrendo alle fonti religiose islamiche e alle fonti giuridiche iraniane e sia riportando le testimonianze di chi, come Silvia Carmagnini, vive la sua condizione di donna musulmana nella società italiana.

Fra i motivi che ci hanno spinto ad invitare la dottoressa Fariba Aslavand,  la dottoressa Seyedeh Sedighe Hejazi e Silvia Kawthar Carmagnini, c’è  però anche quello di denunciare la campagna islamofoba messa in atto dalla macchina propagandista della società occidentale. Una società che vede sé stessa come il fine ultimo e l’espressione del migliore dei mondi possibili, cui tutto il mondo sarebbe destinato.

Siccome contestiamo che il destino ineluttabile di tutta l’umanità debba essere quello incarnato dalla civiltà occidentale, crediamo fuori luogo definire “inaccettabile”  e “disonesto” come fa la Lannes, un sistema legislativo iraniano solo perché disciplina la materia dei rapporti civili, in maniera diversa da quella vigente nelle nostre società. E nel farlo vogliamo sottolineare ancora una volta la nostra prospettiva laica e plurale.

Se però questa nostra visione può essere criticata, meno discutibile è il principio del diritto internazionale all’autodeterminazione dei popoli che è espresso dall’art 1, paragrafo 2 dello Statuto delle Nazioni Unite e che elenca fra i suoi fini quello di “Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale”.

Una norma che inderogabilmente tutela il diritto sovrano di ogni popolo di decidere del proprio destino senza pressioni esterne, ma che non sembra valida per tutti, come la recente guerra mossa    unilateralmente alla Libia da USA, Inghilterra e Francia, con l’infelice collaborazione dell’Italia, dimostra chiaramente.

Di fronte ad eventi di questa portata che vedono interi popoli soggetti alle mire colonialiste delle potenze atlantiche, ci sembra molto più urgente denunciare le azioni strumentali di propaganda, come la condizione della donna, volte a creare quel consenso necessario a muovere guerra a intere nazioni e destabilizzare intere aree geografiche.

La questione della donna nell’Islam invece, per la delicatezza sociale e culturale che essa comporta, nè può essere liquidata con le becere semplificazione anti-islamiche , né tanto meno giudicata in via definitiva,  interpretandola dal piedistallo e con la sola griglia dei nostri valori.

Una comprensione autentica  della questione femminile nell’Islam passa inevitabilmente per un avvicinamento rispettoso, che  tenga nel giusto conto le tradizioni e le peculiarità delle reciproche culture.

Parlare di diritti e doveri della donna da esportare nel mondo, rischia di diventare un gioco pericoloso al quale ci sottraiamo volentieri.

ECCO LA RECENSIONE DELL’INCONTRO: Recensione l’Islam e la donna

L’Islam e la donna

Studiosi e ricercatori di tutto il mondo, riguardo alla condizione e all’evoluzione femminile a livello internazionale, sono giunti a  una fondamentale ed innegabile conclusione: le donne di tutto il mondo, da sempre, a causa del loro sesso, sono state e sono tutt’ora trattate diversamente dagli uomini. Per giungere alle radici di questo fenomeno si punta il dito su eventuali colpevoli, differenti nei vari Paesi a causa delle diverse culture e tradizioni. Illustrando alcuni dei principali concetti della dottrina, della giurisprudenza e dell’etica islamiche,  ci si propone di rendere
intelligibile e chiara la differenziazione tra i diritti e i doveri della donna dal punto di vista islamico, cercando di rispondere esaurientemente ai dubbi e alle domande sul perché di questa apparente disparità di diritti e doveri tra i due sessi. Affinché il  pregiudizio e la propaganda che se ne nutre non colpiscano ancora.

vedi: Le radici dell’islamofobia

Le radici dell’islamofobia

Venerdì 22 gennaio si è tenuto a Bologna, presso la Sala del Baraccano in via Santo Stefano, il primo incontro pubblico organizzato dall’associazione culturale Eur-eka. Eur-eka si propone di essere una nuova realtà al di fuori degli schemi precostituiti e degli steccati mentali imposti dal pensiero unico, con lo scopo di risvegliare e scuotere la cittadinanza bolognese, in una città sempre più inerte e culturalmente asfittica.
La crisi (politica, economica, sociale ed etica) che colpisce Bologna ormai da anni può essere superata cercando risposte che vadano al di là di concetti ormai vuoti come “destra” e “sinistra”.
L’incontro di venerdì aveva come argomento l’islamofobia, ed un’analisi dei diversi attori, delle loro tattiche e finalità nel suscitare presso l’opinione pubblica un sentimento anti-islamico. I relatori: Enrico Galoppini, saggista, collaboratore della rivista “Eurasia”, nonché autore di un libro relativo proprio a questo argomento, e Hamza Roberto Piccardo, figura di spicco dell’Islam italiano già dirigente nazionale dell’Ucoii (Unione delle Comunità ed Organizzazioni islamiche in Italia), e fondatore della casa editrice “Al Hikma”. A moderare Eduardo Zarelli, responsabile di Arianna Editrice, uno dei personaggi più interessanti e dinamici del panorama intellettuale locale e non solo. L’introduzione è stata affidata proprio a Zarelli, il cui intervento
è stato volto ad inquadrare l’evento non in termini di un “politicamente corretto” o di un sincretismo dannosi quasi quanto la stessa islamofobia, ma per una maggiore conoscenza delle identità altre, non per quello che vorremmo che fossero ma per quello che sono a tutti gli effetti. Esemplare in questo senso fu Federico II e il suo rapporto di stima e rispetto nei confronti del mondo arabo e islamico.
Il primo intervento è stato di Piccardo, che ha tracciato un interessante parallelo tra la propria esperienza personale e il rapporto degli italiani con la religione islamica. Se fino agli anni ’90 la sua scelta di vita e spirituale era quasi ignorata, o perlomeno vista come “esotica”, negli ultimi due decenni l’atteggiamento è radicalmente mutato. Complice una martellante campagna di disinformazione e manipolazione dell’opinione pubblica di cui è stata vittima proprio l’Ucoii, continuamente descritta come una propaggine italiana dei movimenti integralisti, quando in realtà la sua unica colpa è stata quella di prendere posizione, in politica estera, a sostegno delle ragioni del popolo palestinese. Denunciare la tragedia della Palestina è quindi costato molto all’organizzazione in termini di nomea e di reputazione pubblica. Esempio fondamentale la costante mistificazione circa la “Carta dei Valori” che l’allora ministro Pisanu sottopose alle organizzazioni islamiche d’Italia: il solo fatto di non avere apposto immediatamente e senza condizioni la propria firma, ma di volere sottoporre il testo alla propria direzione, ha fatto sì che l’Ucoii venga tuttora dipinta come il mostro da sbattere in prima pagina.
A questo si ricollega l’intervento seguente di Galoppini. Cioè il bisogno costante da parte delle èlites occidentali di inventarsi un nemico esterno, in modo da giustificare la macchina imperialista degli Usa e le sue avventure belliche dell’ultimo decennio (Afghanistan e Iraq, ma anche le continue ingerenze nel resto dell’area, e le minacce a Iran e Siria). Caduta l’Unione Sovietica, l’Occidente necessitava di un nuovo nemico metafisico per giustificare… se stesso. Ovviamente a ciò si collega strettamente anche la propaggine occidentale nel Vicino Oriente, cioè quell’Israele che la propaganda islamofobica descrive come avamposto di civiltà posto nel mezzo della barbarie, e a cui tutto è concesso, come sanno bene sulla loro pelle in Palestina e in Libano.
L’islamofobia, secondo Galoppini, è quindi propaganda di guerra: parte dall’ambito interno (con le continue polemiche sulla condizione della donna, sul velo, sull’edificazione dei luoghi di culto eccetera) per finire in realtà a creare il consenso per ciò che avviene in politica estera, in particolare tutto quel processo di democrazia-export messo in moto all’indomani degli eventi dell’11 settembre 2001.


Il convegno ha avuto un buon successo in termini di affluenza e di partecipazione. Si deve rimarcare soprattutto l’eterogeneità del pubblico presente, di diverse tendenze politiche (oltre alla presenza di cittadini musulmani). Al termine, dopo gli interventi dei relatori, è stato possibile porre domande e creare un dibattito, anche con il contributo di spettatori schierati su posizioni diametralmente opposte. La diversità di punti di vista, espressa civilmente, ha contribuito a rendere l’incontro ancora più intellettualmente stimolante e proficuo.

Alessandro Iacobellis


Fonte: www.ariannaeditrice.it